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Infissi: Quali Scegliere Per Un Migliore Isolamento?

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La scelta dei serramenti deve essere effettuata sulla base di diversi fattori e criteri, tra i quali la zona geografica della struttura destinataria degli infissi, l’esposizione al sole della stessa, nonché il numero di mesi dell’anno durante i quali la struttura va climatizzata.

Se tutti questi fattori possono incidere in maniera determinante nell’isolamento termico e acustico della struttura è bene optare per degli infissi isolanti, che abbiano cioè la capacità di isolare l’ambiente interno da quello esterno.

Gli infissi isolanti permettono, dunque, di attutire efficacemente i rumori esterni e di evitare sbalzi di temperatura, mantenendola costante e, di conseguenza, incentivando il risparmio energetico.

Infatti, una finestra che non consente il passaggio della temperatura dall’interno verso l’esterno e viceversa, consente di mantenere un ambiente fresco durante le stagioni estive e una temperatura calda, durante il periodo invernale.

Ma cosa determina il potere isolante degli infissi? Non solo il vetro, come si crede in genere, ma anche il telaio può provocare la dispersione del calore.

Pertanto, il materiale con cui deve essere realizzato il telaio di un infisso isolante deve avere un basso coefficiente di trasmittanza termica (Uw).

La dispersione della temperatura di un infisso non isolante può raggiungere e talvolta superare anche il 20 %, per cui scegliere fin da subito un buon prodotto, che venga istallato da posatori professionali è davvero molto importante.

Le diverse tipologie di infissi isolanti

Esistono diverse tipologie di infissi isolanti che possono essere presi in considerazione, ognuno con caratteristiche proprie che andremo a scoprire di volta in volta qui di seguito.

Infissi in PVC

Si tratta dei serramenti isolanti che ad oggi vantano il miglior rapporto qualità-prezzo. Sono realizzati con il PVC, per esteso Poli Vinile di Cloruro, un polimero termoplastico che ha un’altissima potenza isolante, nonché un’elevata resistenza e durata nel tempo.

Essendo sostanzialmente un materiale plastico, il PVC negli infissi può essere personalizzato, potendo realizzare finestre con telaio a tinta unita, di qualsiasi colorazione o perfino fargli assumere un preciso effetto, ad esempio un finto legno.

La versatilità è talmente ampia che sarebbe altresì possibile avere il telaio di una colorazione all’interno e uno con un’altra finitura all’esterno.

Questa caratteristica è di fondamentale importanza per chi, vivendo in condominio, deve necessariamente attenersi alle linee estetiche del palazzo, permettendo di scegliere delle finestre con un telaio secondo i propri gusti per l’interno e di crearne uno molto simile agli infissi condominiali per l’esterno.

Sebbene il PVC abbia notevoli vantaggi, sintetizzabili nella larga varietà di personalizzazione, elevata resistenza e stabilità, altissimo potere isolante e prezzo molto competitivo, in realtà esso mostra anche qualche svantaggio.

In modo particolare, il PVC è un materiale plastico e in quanto tale non ha la stessa avvenenza e bellezza estetica di una finestra in legno massello.

Inoltre, se si dovesse scegliere una finitura colorata con il passare del tempo potrebbe mostrare segni di decadimento estetico, ad esempio scolorendo leggermente a seguito dell’esposizione prolungata agli agenti atmosferici.

Infissi in alluminio

La scelta dell’alluminio come materiale per realizzare infissi è comprensibile se si pensa alla forma, al taglio e al profilo che solo un metallo come l’alluminio può donare, aumentandone il pregio estetico.

Tuttavia, l’alluminio anodizzato, nonostante sia impossibile da corrodere, non è di per sé un materiale isolante.

Motivo per il quale negli infissi in alluminio sono presenti i cosiddetti “tagli termici“, vale a dire una giunzione isolante che viene inserita nel telaio degli infissi.

In questo modo si è ottenuto un infisso elegante e performante allo stesso tempo.

È bene sottolineare, però, che nonostante gli infissi in alluminio così composti vantino delle buone prestazioni tecniche, il loro potere isolante è comunque minore a quello esercitato dall’infisso in PVC.

Di contro gli infissi in alluminio non richiedono grossi interventi di manutenzione e vantano una durata elevatissima: fino e oltre ai 30 anni!

Il pregio della finitura è assicurato, gli infissi in alluminio sono eleganti e anche con essi è possibile ottenere qualsiasi effetto desiderato.

Infissi in legno

Il legno è il materiale più comunemente impiegato per i serramenti, essendo per sua natura un potente isolante termico e acustico.

Inoltre, ha un enorme pregio estetico, poiché si integra alla perfezione con qualsiasi stile e arredamento. Il legno è, inoltre, un materiale naturale: ha un bassissimo impatto sull’ambiente ed è facilmente smaltibile.

Ovviamente il tipo di telaio scelto e il costo dell’infisso in legno varia in base alla varietà del legname, se un’essenza morbida o una dura.

La prima, propria dei legni come pino, larice, abete o okoumé, fornisce una prestazione migliore in termini di isolamento.

La seconda, invece, tipica del rovere, frassino, castagno, teak, niangon o del douglas, dota l’infisso di una maggiore rigidità e lo rende più stabile.

Al variare del legno, cambia anche la finitura estetica e la fascia di prezzo.

Il telaio di un infisso in legno può essere realizzato in legno massello oppure in lamellare, dove nel primo caso è ricavato da un unico blocco di legno, mentre nel secondo si uniscono vari strati, “lamelle“, a formare il profilo desiderato.

Uno dei contro degli infissi in legno è che il materiale utilizzato è sensibile al variare delle temperature: il legno è un materiale vivo e in quanto tale reagisce al freddo e al caldo, dilatandosi e muovendosi nel corso del tempo. Ne consegue che gli infissi in legno avranno bisogno di una attenzione e una manutenzione maggiore rispetto alle altre tipologie.

Infissi misti

L’ultima tipologia di infissi isolanti che vogliamo trattare è quella mista, caratterizzata dall’impiego di due materiali differenti: uno per il telaio, l’altro per il rivestimento e la finitura.

Esistono diverse combinazioni di infissi fissi, in particolare:

  • infissi pvc e legno, dove il primo materiale ne compone la struttura, mentre il secondo è impiegato per la finitura esterna. È una tipologia relativamente recente e pertanto non molto diffusa; tuttavia, garantisce un isolamento ottimale e vanta anche l’eccellente prestazione estetica del legno;
  • infissi alluminio e legno, una tipologia che permette di giocare con le dimensioni poiché l’alluminio, con cui si realizza la struttura interna, è resistente, stabile e durevole. Il legno riveste l’esterno del telaio, donando un aspetto più classico;
  • infissi PVC e alluminio, dove il primo forma la struttura interna del telaio, mentre il secondo va a rivestire i profili esterni. Questo tipo di infisso coniuga la robustezza del metallo con il potere isolante del PVC;
  • infissi legno e allumino. Sono l’esatto opposto della versione precedente, in quanto presentano la struttura interna in legno e l’esterno in alluminio. È probabilmente una delle tipologie più performanti, poiché il legno, viene racchiuso dal rivestimento in alluminio, permettendo di sfruttare il suo naturale potere isolante ed evitando di occuparsi della sua manutenzione. Esternamente l’alluminio dona agli infissi un profilo elegante e preciso.
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Ristrutturazione bagno: principali interventi da considerare

Ristrutturazione bagno

Il bagno è una delle stanze della casa più sottovalutate in passato, che però nell’ultimo periodo ha acquistato una notevole importanza per determinare lo stile e la cura dell’abitazione, facendo attenzione alla scelta dei materiali e alle finiture.

Si sono iniziati a utilizzare elementi prima impossibili da trovare in questa location, come ad esempio il parquet, un pavimento elegante e raffinato che, se trattato adeguatamente, riesce a sopportare al meglio l’umidità.

Prima di pensare però all’arredo e alla scelta dei rivestimenti, è opportuno operare una serie di interventi per rendere la zona funzionale nel lungo termine, partendo dall’interno per arrivare alla collocazione dei singoli elementi.

Vediamo quindi come procedere per gradi al fine di completare un bagno moderno e pratico per le esigenze degli abitanti della casa.

Come procedere nella ristrutturazione del bagno

Verificare il funzionamento e lo stato degli impianti

La resa di un bagno nel tempo, e l’eventuale richiesta di manutenzione straordinaria passa necessariamente per lo stato degli impianti.

Il primo passo da compiere è pertanto quello di rivolgersi a una ditta specializzata, che possa controllare se le tubazioni e se i collegamenti sono usurati o meno.

In alcuni casi è possibile procedere solo alla sostituzione di alcune componenti, mentre nel caso di abitazioni datate è opportuno realizzare un nuovo sistema di carico e scarico fognario.

L’investimento iniziale è certamente superiore, ma non rischierai di trovarti con il pavimento allagato oppure con lo sciacquone ostruito nei momenti meno opportuni.

Impermeabilizzazione della doccia o vasca

Potrai scegliere se collocare all’interno del bagno una vasca da bagno o una doccia di design, realizzando però precedentemente un’opera di impermeabilizzazione della zona.

Per questo è opportuno creare uno strato sottostante e rivestirlo con del materiale isolante, in modo che l’umidità non provochi delle perdite o delle infiltrazioni nel tempo.

A lavoro ultimato, sarà opportuno aggiungere del silicone per chiudere i piccoli fori che sono rimasti aperti, in modo che durante la doccia o il bagno il pavimento rimanga perfettamente asciutto.

Lo stesso discorso vale per la porta di chiusura, battente, scorrevole o sovrapposta, da fissare al muro per organizzare la cabina doccia.

Scelta dei sanitari

Il passo successivo è scegliere la tipologia di sanitari che si andranno a montare in un determinato punto.

Precedentemente, però, è opportuno capire dove si trovano gli allacci per il carico e per lo scarico, così da acquistare un modello della forma giusta.

Gli scarichi possono essere mantenuti nella sede iniziale oppure spostati, richiedendo però dei lavori di muratura ulteriore come la traslazione della tubazione e il rifacimento di parte dell’impianto.

Il tipo di sanitario dipende dalla forma della stanza, se più o meno spaziosa e regolare o meno.

Ristrutturazione bagno: scelta dei materiali e degli arredi

Solo dopo aver ristrutturato tutta la parte interna ed essenziale per il funzionamento del bagno, è possibile pensare all’aspetto estetico.

I materiali sono però da scegliere prima di procedere con la ristrutturazione, in quanto questa deve essere funzionale al tipo di materiale che verrà installato, sia per il pavimento sia per le piastrelle.

Alcuni elementi, come ad esempio il legno, hanno bisogno di una posa differente rispetto al marmo o al gres; pertanto, è opportuno lavorare diversamente nella fase di preparazione.

Ogni componente deve pertanto essere al proprio posto al momento dell’inizio dei lavori, procedendo in maniera organica e coerente.

Realizzazione di pareti ed elementi in cartongesso

Partiamo dal presupposto che per realizzare un bagno non sono necessari permessi se le opere sono marginali e superficiali, come il restauro delle finiture oppure la manutenzione degli impianti.

La situazione cambia nel caso di una manutenzione straordinaria, che prevede appunto la creazione non di opere strutturali come un muro portante, ma comunque la creazione di un tramezzo.
Questo può essere eseguito per chiudere un’area del bagno oppure demolito per renderlo più spazioso, ma in ogni caso necessita di una CILA per poter procedere, da non confondere con la SCIA richiesta per opere ancora più consistenti.

Suggerimenti per la ristrutturazione del bagno nel miglior modo possibile

La ristrutturazione di un bagno dovrebbe essere durevole nel tempo, pertanto, se il budget è limitato, il suggerimento è di investire il denaro nella realizzazione di un impianto a regola d’arte, in quanto in caso contrario potrebbe essere necessario rompere nuovamente la muratura per andare alla ricerca del guasto.

Inoltre, è opportuno non affrettare la creazione del progetto, in quanto è importante stabilire ogni dettaglio per evitare che determinati calcoli, strutturali o meno, possano risultare errati.

Non bisogna poi focalizzarsi solo sugli aspetti macroscopici, come gli arredi, ma insistere su una buona impermeabilizzazione, soprattutto in un’area soggetta all’umidità e allo scorrimento dell’acqua.

Non acquistare rivestimenti, sanitari o serramenti senza aver prima considerato la tipologia di bagno, non solo in relazione allo stile ma anche alla forma e alla disposizione delle pareti.

Il rischio è di trovarsi con un ottimo pezzo ma senza la possibilità di inserirlo in maniera coerente nella stanza.

Pertanto, affidati a una ditta edile seria e professionale, che utilizzi solo i migliori materiali in circolazione, dalla lunga resa nel tempo e meno soggetti all’usura.

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Balconi E Terrazzi: La Corretta Impermeabilizzazione E Manutenzione

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Balconi e terrazze, sono esposti al continuo variare delle condizioni meteorologiche e sbalzi di temperatura. A causa del loro collegamento con l’edificio, è necessario, quindi, che essi siano impermeabilizzati in modo professionale e che l’acqua, nella sfortunata eventualità di perdite fortuite, venga drenata rapidamente.

In caso di guarnizioni mal eseguite o di inclinazione sbagliata, infatti, l’acqua piovana può passare attraverso lo strato di usura e mettere in pericolo l’intera struttura del balcone o del terrazzo.

A basse temperature, l’acqua penetrata può addirittura congelarsi e aumentare di volume con gravi conseguenze: il congelamento dell’acqua può portare a crepe che causano un’ulteriore penetrazione dell’acqua formando nuove fessurazioni o allargando ulteriormente quelle esistenti.

Se l’acqua raggiunge il rinforzo in acciaio, questo può perfino iniziare a corrodersi.

I segnali delle infiltrazioni

Soprattutto negli edifici più vecchi, i danni a balconi e terrazze possono rappresentare un rischio elevato per la sicurezza. Ciò può limitarne l’uso o danneggiare i componenti adiacenti. Per evitare che ciò accada, i primi segni di penetrazione dell’acqua dovrebbero essere riconosciuti in modo estremamente repentino.

I segni da non sottovalutare mai sono i seguenti:

  • Evidenza di efflorescenza
  • Crepe
  • Comparsa di macchie e muffa
  • Pittura scrostata

Le cause delle infiltrazioni

L’infiltrazione di pioggia nel calcestruzzo può essere il risultato di errori di costruzione. La mancanza di una sigillatura tra il manto di riempimento del composto della pavimentazione e il calcestruzzo è, senza dubbio, l’errore più comune e facilmente individuabile.

Un altro possibile difetto è una sigillatura di bassa qualità che provoca crepe o una sigillatura fessurata a causa dell’assestamento fisico dell’edificio. La pioggia filtra attraverso la copertura del balcone nella sabbia stabilizzata, penetrando ulteriormente nel pavimento in cemento e forma crepe. Quando non viene fatto nulla per contrastare la penetrazione dell’acqua, l’acciaio di armatura nel calcestruzzo viene attaccato per poi corrodersi.

Metodi e tipi di impermeabilizzazione per balconi e terrazze

I materiali comunemente usati per l’impermeabilizzazione di balconi e terrazze includono materiale cementizio, materiale bituminoso e polimerico.

– Impermeabilizzazione cementizia: questo processo è tra i metodi di impermeabilizzazione più semplici in qualsiasi costruzione, compresi balconi e terrazzi. Richiede, infatti, materiali facilmente reperibili, di facile applicazione e miscelazione.

– Impermeabilizzante con rivestimento bituminoso: l’uso dell’asfalto per impermeabilizzare balconi e terrazzi fornisce una finitura liscia impermeabile al 100% che costituisce uno strato di base perfetto su cui è possibile poggiare tranquillamente le piastrelle.

– Impermeabilizzazione a membrana liquida: le membrane liquide applicate sono membrane acriliche di gel polimerico a base d’acqua che offrono grande capacità e grande resistenza all’impermeabilizzazione. Possono essere potenziate in modo sostanziale con fibra di vetro che ne incrementa la durata nel tempo e la resistenza. Dopo l’applicazione e l’indurimento, la membrana liquida offre una finitura lucida. L’applicazione può avvenire a freddo, direttamente a pennello.

– Impermeabilizzazione a membrana bituminosa autoadesiva: i composti utilizzati sono generalmente modificati con resine appositamente formulate per facilitarne l’installazione. La membrana può, quindi, essere regolata manualmente in loco per garantire un’installazione precisa. Le membrane autoadesive possono essere applicate a freddo e hanno proprietà altamente flessibili che consentono loro di adattarsi facilmente a forme irregolari. Una volta applicata, la membrana bituminosa autoadesiva mantiene uno spessore costante su tutte le superfici.

– Impermeabilizzazione a membrana liquida in poliuretano: le membrane in poliuretano liquido, una volta applicate, polimerizzano in un rivestimento elastico sotto forma di strato adesivo e formando una membrana poliuretanica completamente impermeabile. Durevoli e resistenti ai raggi UV e agli agenti climatici, le membrane liquide poliuretaniche garantiscono l’impermeabilità assoluta della copertura del balcone.

Impermeabilizzazione del balcone piastrellato

I balconi piastrellati non solo sono molto belli, ma sono anche di facile manutenzione. Tuttavia, sono facilmente suscettibili alle crepe, causando problemi di infiltrazione d’acqua. In questi casi, è necessario un tipo specializzato di rivestimento per impermeabilizzare efficacemente l’intera superficie creando uno strato preventivo che eviti la necessità di riparare le eventuali e fastidiose perdite d’acqua.

Se si è accertato che il sottofondo in calcestruzzo è di buona struttura, in alcuni casi è possibile risolvere le infiltrazioni d’acqua applicando un’impermeabilizzazione sulla superficie piastrellata con rivestimenti resistenti all’acqua. Le piastrelle del balcone beneficiano del trattamento periodico con applicazioni idrorepellenti che aiutano a mantenere un rivestimento preventivo contro future intrusioni d’acqua.

La manutenzione di balconi e terrazzi

A seconda del tipo di materiale utilizzato nella realizzazione dei terrazzi e balconi, è fondamentale rispettare le indicazioni dei produttori e degli artigiani che li hanno installati.

In genere, e salvo rare eccezioni, sono sconsigliati detergenti e solventi chimici: per la manutenzione di terrazze e balconi in legno o in pietra possono essere utilizzati solo alcuni saponi e prodotti per la pulizia delicati. Comunque sia, è consigliabile fare riferimento alle consuete raccomandazioni per il rivestimento in questione.

Lo scopo della manutenzione di balconi e terrazzi è soprattutto quello di permettere alla superficie di rimanere bella come il primo giorno di posa: è quindi necessario eliminare gli elementi che appannano i materiali, come muschio, detriti vegetali come ad esempio foglie morte, fiori appassiti che possono macchiare le superfici mentre si decompongono, ma anche escrementi di uccelli e insetti.

È, dunque, necessario pulire la superficie in modo sia delicato, per non deteriorarla graffiandola o aggredendola, sia efficace nel rimuovere le tracce indesiderate che potrebbero intaccare indelebilmente la pavimentazione del balcone.

I rivestimenti impermeabilizzanti di terrazzi e balconi devono essere ispezionati almeno ogni due anni rivolgendosi a professionisti del settore.

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Riscaldamento a pavimento: pro e contro

riscaldamento a pavimento

Nel processo di costruzione di una casa, la scelta del riscaldamento occupa un posto importante per il benessere degli abitanti. Tra le tante soluzioni disponibili, il riscaldamento a pavimento aiuta a distribuire il calore in modo uniforme e permette di camminare scalzi senza temere il freddo.

Nonostante l’installazione non sempre possibile e la difficile manutenzione, il riscaldamento a pavimento è la soluzione ideale per chi non sa rinunciare al comfort.

Come funziona il riscaldamento a pavimento

L’idea viene da lontano, addirittura dall’epoca in cui i romani facevano circolare aria calda o vapore in tubi di terracotta sottoterra per riscaldare le terme. Oggi i tubi, i cavi o le pellicole riscaldanti in PEX hanno sostituito i tubi in terracotta e la produzione di calore non avviene più con il carbone, ma con l’elettricità, l’olio combustibile o l’energia solare.

Il principio di base del riscaldamento a pavimento, elettrico o idraulico che sia, è rimasto lo stesso: riscaldare a bassa temperatura l’intera superficie del pavimento che, dopo aver immagazzinato il calore, lo diffonde per irraggiamento in tutto l’ambiente. Il processo è quello di un radiatore ad inerzia, in cui il massetto funge praticamente da accumulatore.


Tipologie di riscaldamento a pavimento

Le principali tipologie sono:

  • Riscaldamento a pavimento idraulico: richiede l’installazione di un collettore d’acqua ed è costituito da un circuito riscaldato elettricamente collegato alla rete idrica. I tubi flessibili vengono posti su un isolante termico, in numero sufficiente a ricoprire l’intera superficie da riscaldare. Si tratta di un sistema a bassa temperatura che diffonde discretamente il calore. Se si abbina il sistema di riscaldamento a pavimento a una pompa di calore reversibile si ottiene un pavimento fresco d’estate e caldo d’inverno.
  • Riscaldamento a pavimento elettrico: è l’ideale per le ristrutturazioni perché richiede un’installazione semplice e rapida. È costituito da un circuito di resistenze elettriche e piastre isolanti che vengono installati prima della posa del rivestimento convenzionale. Collegato all’impianto elettrico, il circuito copre l’intera superficie del pavimento per garantire un riscaldamento omogeneo. Nella versione elettrica, il riscaldamento a pavimento diventa intelligente adattando automaticamente la propria temperatura alle zone più fredde o più calde.

I diversi tipi sono disponibili anche con energia solare e gas.

I pro del riscaldamento a pavimento

Ecco quali sono i vantaggi principali dell’installazione di un sistema di riscaldamento a pavimento:

Comfort ottimale

Il più grande vantaggio del riscaldamento a pavimento è il comfort abitativo che deriva dalla capacità di questo sistema di diffondere un calore piacevole e omogeneo.

Riscaldamento silenzioso

Questa tipologia di pavimento non emette rumori o vibrazioni all’avvio o durante il funzionamento.

Un sistema invisibile

Essendo posizionato sotto il pavimento è totalmente invisibile.

Calore costante

Il riscaldamento a pavimento diffonde un calore costante compreso tra 20°C e 35°C in tutta la casa o appartamento. In ogni caso la temperatura del pavimento non è mai superiore ai 28°C al tatto. Il riscaldamento a pavimento, quindi, permette di avere un calore uniforme in tutta la casa ed è la soluzione ideale per chi ama camminare scalzo e per chi ha bambini piccoli, che iniziano a gattonare o a camminare.

Un pavimento sottile

A differenza di quanto avveniva in passato, oggi esistono sistemi di riscaldamento a pavimento che hanno uno spessore di pochi centimetri e che si adattano a tutti i tipi di pavimenti, siano essi piastrelle, parquet, linoleum, pvc o anche moquette.

Risparmio energetico

Il riscaldamento a pavimento non supera mai i 40°C, a differenza dei radiatori convenzionali che raggiungono temperature elevatissime, oscillanti tra 70°C e 90°C, e che riscaldano solo un’area limitata. Ciò consente, nel lungo periodo, di ottenere un risparmio economico non trascurabile.

Convertibile in aria condizionata

Il riscaldamento a pavimento è gradito in inverno, ma per quanto riguarda l’estate? La buona notizia è che alcuni modelli di riscaldamento a pavimento idraulico sono reversibili.

Durante la stagione calda possono essere trasformati in climatizzatori a pavimento: con l’aumento delle temperature, l’acqua fredda sostituisce l’acqua calda nella rete di tubazioni, abbassando così la temperatura della casa.

Quali sono gli svantaggi?

Gli svantaggi più evidenti dell’installazione di un sistema di riscaldamento a pavimento sono:

Non è adatto per un uso occasionale

Il principio di fondo del riscaldamento a pavimento standard è l’inerzia: in pratica, il sistema impiega alcuni giorni per andare a regime e, per questo motivo, non si adatta ad ambienti o edifici che vengono utilizzati solo occasionalmente o raramente.

Un sistema poco adatto ai progetti di ristrutturazione

In caso di ristrutturazione, l’installazione di questa tipologia di pavimento è più complessa a causa dello spessore del pavimento riscaldato che genera spesso un rialzo del pavimento con la conseguenza di dover affrontare costi aggiuntivi per l’eventuale piallatura delle porte, per alzare le prese elettriche e per spostare apparecchiature mobili fissate a terra.

La manutenzione e la riparazione sono più complesse

Per garantire il corretto funzionamento a lungo termine è necessario rivolgersi a tecnici professionisti ogni 2 o 3 anni per una pulizia completa e uno spurgo totale dell’impianto. In caso di malfunzionamento o deterioramento, l’intervento e la riparazione sono più complessi, lunghi e costosi rispetto ai radiatori perché comportano la rimozione totale o parziale della pavimentazione.

Per l’installazione del riscaldamento a pavimento potrete farvi assistere dal nostro team di esperti professionisti di Noi facciamo Case, contattateci per avere maggiori informazioni in merito.

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Vespaio Areato: Di Cosa Si Tratta E Perché È Così Importante

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Situato sotto il primo piano di un edificio, il vespaio può avere diversi scopi e funzioni. La sua presenza permette, ad esempio, di evitare che l’umidità del terreno salga lungo le pareti. Inoltre, l’acqua vi scorrerà dentro ogni volta che si verificano acquazzoni. Garantirà, inoltre, la stabilità dell’edificio in caso di terremoto.

La sua ventilazione è consigliata per assicurarne la necessaria salubrità e per favorire lo smaltimento del radon proveniente dal seminterrato dove questo gas nocivo spesso si concentra in misura notevole.

Cos’è un vespaio

Un vespaio è l’area tra il piano terra e il primo piano di una casa. È tipicamente incompiuto, con un pavimento in terra battuta.

In alcuni casi può essere stretto al punto da consentirvi l’accesso a chi si occupa della sua manutenzione solo strisciando sulla pancia.

I vespai sono spesso utilizzati per far passare le tubazioni, i condotti e il cablaggio dell’edificio e, se le dimensioni lo consentono, possono essere utilizzati per ospitare un’unità di condizionamento dell’aria.

Inoltre, i vespai non finiti sono utili per riporre materiali da costruzione avanzati come mattoni, piastrelle, tubazioni o qualsiasi cosa che non venga danneggiata dall’umidità. La ventilazione è un fattore chiave nell’ottimizzazione di un vespaio.

A causa delle dimensioni, della qualità dell’aria e della sua natura, il vespaio, non può essere utilizzato come spazio abitativo.

E’ necessario monitorare e riparare eventuali crepe delle fondamenta sulle pareti del vespaio in modo che l’acqua non penetri all’interno. Tubi che perdono, condensa e l’acqua piovana possono contribuire ad aumentare l’umidità.

Le soluzioni comuni all’acqua stagnante nel vespaio includono estensioni delle grondaie, la riqualificazione del terreno circostante per deviare l’acqua dalle fondamenta o l’installazione di un sistema di drenaggio delle fondamenta attorno al perimetro dell’edificio.

Perché il vespaio dovrebbe essere ventilato?

La ventilazione del vespaio lo mantiene pulito ed elimina i cattivi odori dovuti a muffe e acqua che potrebbero ristagnarvi.
Altri importanti motivi che rendono necessario ventilare un vespaio sono:

  • Garantire la longevità della costruzione : la ventilazione del vespaio aiuta a rimuovere l’umidità nel seminterrato di un edificio contribuendo ad assicurarne la durata nel tempo.
  • Prevenire l’indebolimento delle fondamenta che rischiano di screpolarsi se sono costantemente bagnate.
  • Conservazione della soletta posta sopra il vespaio.
  • Evacuare il radon: questo gas radioattivo e cancerogeno che fuoriesce dal suolo può eventualmente accumularsi nel seminterrato e salire nei locali dell’abitazione.

La ventilazione del vespaio è indispensabile prima di installare i tubi del gas. È possibile far passare i tubi del gas attraverso un vespaio purché ben ventilato e accessibile.

Come ventilare il vespaio areato?

Una prima soluzione è quella di prevedere delle prese d’aria in modo che la ventilazione avvenga in modo naturale. Faremo quindi affidamento sulla corrente d’aria per scacciare l’aria viziata. La superficie totale delle aperture deve corrispondere ad almeno il 5 dell’area dello spazio da ventilare.

Le prese d’aria possono essere:

  • semplici schermi a rete che consentiranno la circolazione dell’aria impedendo l’introduzione di piccoli animali e l’infiltrazione di rifiuti vari.
  • un tubo al termine del quale verrà fissata una griglia in acciaio inox o PVC. Può anche essere sormontato da un tappo di ventilazione.

Tuttavia, può accadere che queste aperture non forniscano un flusso d’aria sufficiente per ventilare efficacemente il vespaio. Il flusso d’aria dipenderà anche dall’esposizione della casa e dalla velocità del vento che soffia a livello del suolo.

Diverse soluzioni possono essere utilizzate, inoltre, per mantenere asciutto il vespaio:

  • Installazione di un ventilatore nel vespaio: il dispositivo pomperà aria calda dai locali posti al livello superiore.
  • L’uso di un deumidificatore asciugherà l’aria nel vespaio per prevenire la proliferazione di muffe e microrganismi.
  • Coprire il pavimento con una barriera non permeabile al vapore eviterà che l’acqua dal pavimento evapori nel vespaio.

Impatto sul fabbisogno di riscaldamento della casa

La ventilazione del vespaio implica, in inverno, l’ingresso di aria fredda anche all’interno dell’abitazione con conseguente aumento dei costi per il riscaldamento.

Di fronte a questo fenomeno, molte persone sarebbero tentate di isolare il pavimento della casa in modo che il calore non vada disperso nel seminterrato. Tuttavia, questo può essere un errore perché l’umidità si condenserebbe sul soffitto del vespaio.

Inoltre, non va dimenticato che i tubi posti nel vespaio possono anche congelare in inverno. La soluzione, quindi, è isolare il vespaio con una barriera al vapore e sigillare le pareti di fondazione. L’area verrà riscaldata con un riscaldatore ad aria forzata per mantenere la temperatura intorno ai 15°C impedendo alle tubazioni di congelare.

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Isolamento Termico: Lavori Di Miglioramento

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Una casa ben isolata è garanzia non solo di un maggiore comfort, ma anche di un notevole risparmio energetico. È quindi utile riflettere attentamente sul metodo e sulle priorità da valutare prima di intraprendere i lavori per l’isolamento termico della propria abitazione.

Vediamo quali sono i passaggi indispensabili e da non trascurare per portare a termine con successo la ristrutturazione termica della tua casa.

Verifica della classificazione energetica

Prima di intraprendere un progetto di riqualificazione termica, è importante realizzare un bilancio energetico per individuare gli elementi che definiscono il consumo della propria abitazione.

Sarà un professionista ad analizzare l’edificio, i suoi materiali e il relativo dispendio energetico per assegnargli, al termine della sua diagnosi, una classe energetica compresa tra A4 e G.

A4 è la classe d’eccellenza e viene attribuita alle abitazioni efficienti dal punto di vista energetico e costruite nel pieno rispetto dell’ambiente. La G, di contro, è la classe attribuita a costruzioni in cui vi è dispersione di energia e il cui impatto, dal punto di vista ecologico, è estremamente negativo.

Una volta ottenuta l’attribuzione della classe energetica, sarai in grado di giudicare l’opportunità di eseguire lavori di isolamento termico per incrementare il livello di prestazione energetica della tua casa.

Identificare le aree da isolare

Nelle abitazioni la dispersione di calore può avvenire principalmente da cinque zone particolarmente sensibili: il tetto, il sottotetto, le pareti, il pavimento e gli infissi.

– Tetto: poiché il calore tende a salire dal basso verso l’alto, è essenziale assicurarsi che la copertura del tetto sia adeguata. Si stima che, in media, il 30% delle perdite di energia passi attraverso il tetto.

– Il sottotetto: fa parte delle aree da isolare anche il sottotetto o la mansarda dove è maggiore la dispersione di calore.

– Le pareti: in una casa, le pareti possono provocare non meno del 25% delle perdite di energia. È, quindi, necessario predisporre una barriera, esterna o interna, per evitare che il calore si disperda.

– Pavimento: quando tutte le altre parti della casa sono isolate, il pavimento può comunque rimanere molto freddo. Nelle ristrutturazioni, l’isolamento di questa parte della casa è spesso il più difficile, anche se, ovviamente, non impossibile.

– Infissi: è possibile ottimizzare il consumo energetico della casa optando per l’installazione di vetri doppi o anche tripli arrivando a risparmiare fino al 15% di perdita di calore.

Scegliere materiali ad alte prestazioni

Per garantire un buon isolamento nonché una buona resistenza termica è importante scegliere materiali isolanti sufficientemente performanti.

Dovrai, quindi, fare attenzione a scegliere materiali con spessore e conducibilità termica sufficienti e con una buona densità per evitare qualsiasi fenomeno di compattazione che ne ridurrebbe la resistenza termica.

Il poliuretano è, ad esempio, uno degli isolanti più efficienti sul mercato. La sua applicazione rigida viene utilizzata sotto forma di pannelli rivestibili in alluminio. La sua bassa densità, la sua elevata resistenza termica e la sua tenuta all’aria e all’acqua garantiscono un’aria salubre in casa, un ridotto impatto ambientale e un’ottima resistenza termica.

Abbinare l’isolamento ad un efficace sistema di ventilazione

Per beneficiare di un comfort interno ottimale, è necessario abbinare alla soluzione di isolamento scelta un sistema di ventilazione ad alte prestazioni. Ciò limiterà la presenza di inquinanti.

È importante ventilare l’aria della casa utilizzando la ventilazione meccanica controllata a doppio flusso o la ventilazione meccanica per insufflazione che consentirà di respirare aria sempre nuova e di contrastare l’umidità. Il calore sarà distribuito meglio e la temperatura rimarrà stabile.

Tipologie di materiali utilizzati comunemente per l’isolamento termico

I materiali usati comunemente per isolare le abitazioni rientrano in tre tipologie: naturali, minerali e sintetici.

– Isolanti naturali: l’isolamento ecologico e naturale risponde agli standard europei per la conducibilità termica. Inoltre, gli isolanti naturali riducono l’umidità e sono facili da maneggiare. Esistono diversi isolanti naturali; i più usati sono: piume, lana, ovatta di cellulosa, sughero, lana di cotone e canapa, fibra di legno e feltro di lino.

– Isolanti minerali: l’isolamento con isolanti minerali a base di sabbia, basalto o vetro riciclato presenta molti vantaggi. Gli isolanti minerali, infatti, sono incombustibili e sono molto efficaci contro il freddo. Facili da installare nonostante il rischio di formazione di polvere durante l’installazione, sono convenienti e hanno una buona durata.

– Isolanti sintetici: con una buona resistenza termica, nonché un’elevata capacità di ritenzione dell’acqua e del carico, gli isolanti sintetici offrono un isolamento di qualità con un basso rischio per l’ambiente. Gli isolanti sintetici più comuni sono: polistirene, poliuretano e schiuma fenolica.

Isolamento delle pareti esterne e interne

L’isolamento termico delle pareti dall’esterno consiste nell’aggiunta di uno strato di isolamento alla facciata. Questo tipo di lavoro permette di aumentare il comfort termico e di ridurre i costi energetici. Questa operazione ha anche un vantaggio dal punto di vista estetico, perché offre la possibilità di rinfrescare la facciata.

L’isolamento delle pareti esterne non ha alcun impatto sullo spazio abitativo della casa. L’unico suo limite è il costo, superiore a quello dell’isolamento dall’interno.

L’isolamento delle pareti interne consiste nell’installare il materiale isolante sulle pareti all’interno della casa. L’isolamento interno è meno costoso dell’isolamento esterno. Prima di sceglierlo, sarà necessario tenere conto del fatto che la superficie dei locali è destinata a diminuire.

Utilità della barriera al vapore per l’isolamento termico

La tenuta al vapore acqueo è una questione essenziale che deve essere presa in considerazione in tutti i progetti di ristrutturazione e costruzione per garantire la durabilità dell’edificio e il suo isolamento termico.

Infatti, nel punto in cui si accumula il vapore acqueo, i rischi di degrado dei materiali sono notevoli. La soluzione sempre più comune è l’installazione di una barriera al vapore.

Una barriera al vapore è una lastra o membrana che, a seconda della sua permeabilità, limita o impedisce il movimento e il ristagno del vapore acqueo nelle pareti.

Oltre all’installazione di un efficiente sistema di ventilazione controllata, che consente di conciliare rinnovo dell’aria e risparmio energetico, l’aggiunta di una barriera al vapore è innegabilmente per completare l’isolamento termico dell’edificio.

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Recupero Del Sottotetto: Concessioni E Lavori

Il sottotetto di un’ abitazione, con adeguati lavori si può trasformare in una luminosa mansarda abitabile, rendendo questo intervento un’ottima forma di investimento.

Recupero del sottotetto

Per recupero del sottotetto si intende la conversione all’uso abitativo dell’ultimo piano della casa, quello immediatamente sotto al tetto.

Lo scopo è rendere un ambiente spesso lasciato inutilizzato, o al più usato come deposito, in una mansarda vivibile. Con questi lavori di adeguamento si può ottenere maggiore spazio e al contempo il valore dell’immobile aumenta notevolmente, sia che si voglia ottenere un’abitazione indipendente oppure un numero di stanze maggiore di pertinenza dell’appartamento sottostante.

Di norma questo tipo di ristrutturazioni ha un costo relativamente contenuto in quanto si va a sfruttare dello spazio dove sono già presenti le opere di urbanizzazione primaria, come ad esempio: rete idrica, allaccio alla fognatura e rete elettrica.

Prima di affrontare i lavori di ristrutturazione è necessario verificare che siano rispettati tutti i criteri di abitabilità previsti dalla normativa regionale e dai piani urbanistici locali. Per questo motivo è sempre utile rivolgersi ad un professionista che sappia districarsi tra le varie norme esistenti in materia.

Normativa sul recupero del sottotetto

Negli anni le regioni hanno sviluppato delle normative al fine di contrastare l’utilizzo di suolo per le nuove costruzioni e al contempo incentivare la ristrutturazione di ambienti in disuso.

Tra queste regole si trovano anche delle leggi apposite finalizzate a normare il recupero del sottotetto, dove sono indicati i parametri da rispettare per avere l’abitabilità.

– Altezza

L’altezza minima per gli ambienti vivibili deve essere 2.70 metri e 2.40 per i locali ad uso servizio (bagni, corridoi, stanzini, ecc). L’altezza media ponderale ( calcolata dividendo il volume della parte dove l’altezza supera quella minima per la superficie ) necessaria varia da regione a regione. Nel caso siano presenti locali con altezze inferiori questi vanno chiusi con pareti divisorie oppure va creato un ripostiglio. Per i comuni montani al di sopra dei 1000 m.s.l. esiste una deroga all’altezza minima che può essere portata a 2.55 metri.

– Rapporto aero-illuminante

Il rapporto aero-illuminante è stabilito per legge nazionale a 1/8 della superficie calpestabile. Per arrivare a soddisfare questo requisito si possono aprire nuove finestre o abbaini, sempre rispettando la distanza minima prevista tra abitazioni vicine. Infatti la distanza minima tra pareti con finestre e immobili limitrofi è fissata a 10 metri.

– Modifica pendenza del tetto

Non in tutte le regioni si può intervenire sulla pendenza del tetto al fine di ottenere l’altezza minima richiesta. Nelle regioni in cui questo intervento è permesso la normativa vincola ad un aumento massimo della volumetria del sottotetto pari al 20%.

– Isolamento termico e acustico

Il recupero deve prevedere adeguate opere di isolamento al fine di contenere la dispersione termica sia dei nuovi ambienti sia di quelli già esistenti. Deve inoltre essere presente un sistema di isolamento acustico verso gli ambienti adiacenti. I parametri fanno riferimento alle norme nazionali in materia di isolamento.

– Requisiti strutturali

Nel caso sia indispensabile eseguire opere strutturali bisognerà nominare un strutturista che si farà carico di eseguire i calcoli necessari. Anche nel caso non si dovesse intervenire sul strutturale si dovrà interpellare il professionista che farà i calcoli sui carichi vecchi e nuovi che andranno a sollecitare la struttura.

Oltre a questo è indispensabile rivolgersi al proprio comune al fine di accertarsi su quali siano le ulteriori norme specifiche da rispettare.

Alla luce di quanto detto fin ora è evidente l’importanza di affidarsi a dei professionisti esperti per la realizzazione dei lavori di ristrutturazione.

Con le modifiche strutturali e la modifica della destinazione d’uso dell’ambiente, in questo caso la trasformazione del sottotetto in mansarda abitabile, si fa necessario redigere un progetto. Questo progetto deve essere sviluppato da un professionista abilitato e in seguito presentato in comune per ottenere le autorizzazioni necessarie all’inizio dei lavori.

La figura del tecnico abilitato è fondamentale in quanto si farà carico sia della parte progettuale, considerando i lavori di adeguamento, l’installazione degli impianti, ecc, sia della parte prettamente burocratica dialogando con il comune per ottenere tutta la documentazione necessaria.

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Posa in opera del parquet: cosa dobbiamo sapere?

parquet

Il parquet è uno dei rivestimenti in legno a pavimento più diffuso e apprezzato, non solo per la sua capacità di donare agli ambienti un’eleganza discreta e senza tempo, ma anche perché, oltre a consentire un naturale isolamento termico e acustico, è resistente all’usura.

Ma quali sono le diverse tipologie di posa del parquet? E quali sono le differenti direzioni di posa? Di seguito è spiegato nel dettaglio ogni aspetto riguardante la posa in opera del parquet.

Le diverse tipologie di posa in opera del parquet

Non tutti sanno che il parquet è un tipo di pavimento che può essere posato in diversi specifici modi.

Prima di tutto, il requisito fondamentale è affidare il lavoro di posa ad un’azienda specializzata che sappia valutare se il fondo su cui applicare il nuovo pavimento è stato preparato in maniera corretta: quest’ultimo, infatti, deve apparire omogeneo, liscio al tatto e perfettamente livellato.

Una volta valutato l’aspetto del fondo, si può procedere alla posa in opera che, tendenzialmente, si suddivide in tre principali metodologie: il metodo flottante, il metodo incollato e, infine, il metodo inchiodato.

Ovviamente, anche la diversa dimensione delle tavole acquistate (listoncini, listone, listello, maxiplancia) gioca un ruolo importante nella scelta della metodologia di posa in opera del parquet.

La posa flottante del parquet è in assoluto la più facile ed economica: i listoni di legno, in questo caso, vengono posati a terra, sopra ad un tappetino isolante in sughero naturale, in fibra di legno o in materiale plastico, e poi semplicemente incollati fra loro. Questo tipo di posa può essere fatta in ogni tipo di ambiente.

La posa del parquet incollata, invece, sebbene sia la più classica, prevede tempi più lunghi, in quanto le tavole del parquet vanno incollate al pavimento tramite dei prodotti specifici.

Il legno, in alcuni punti, andrà poi forato per consentire una migliore aderenza al pavimento e garantire così una durata maggiore nel tempo.

La posa inchiodata, infine, è il sistema di posa più antico, adatto sia per listoni di legno massello con incastro perimetrale sia per i listelli in multistrato.

Prima della posa, viene preparato un massetto cementizio, nel quale vengono annegati speciali elementi di legno (detti “magatelli”).

Quando il fondo del pavimento è completamente asciutto, le tavole vengono posizionate e fissate agli elementi sottostanti.

Le differenti direzioni di posa

Una volta scelta la tipologia di posa in opera del parquet, il professionista scelto per effettuare il lavoro dovrà determinare quale sia la migliore direzione di posa dei listoni di legno, che varia in base alla tipologia e all’estensione dell’ambiente che andrà pavimentato, alla luce presente nella stanza, e, infine, alla presenza e alla posizione di porte e finestre.

La disposizione geometrica del parquet deve infatti donare alla stanza il miglior aspetto possibile: il posatore quindi non solo deve tenere conto che, in generale, la posa dei listoni in senso orizzontale allarga idealmente l’ambiente, mentre invece quella verticale regala un senso di profondità anche alle stanze più piccole; ma deve anche posare le tavole di legno in maniera continua negli ambienti adiacenti, evitando il più possibile troppi tagli antiestetici e cercando di mantenere al massimo inalterata la lunghezza dei singoli listoni.

Nel dettaglio, le principali e più diffuse direzioni di posa del parquet sono: a cassero regolare o irregolare, a spina di pesce, a spina ungherese o francese, a mosaico e, infine, a fascia e bindello.

La posa del parquet a cassero regolare prevede che i listoni di legno, tutti della stessa dimensione, vengano semplicemente affiancati nel senso della lunghezza, in maniera ordinata, in modo tale che le giunzioni di testa si trovino sempre nella stessa posizione su ogni fila.

La posa a cassero irregolare, a tolda di nave, prevede invece l’utilizzo di listoni, anche di diverse lunghezze, le cui giunzioni di testa si vengano a trovare in posizione diversa su ogni fila.

Nella posa a spina di pesce, invece, le tavole di legno vengono disposte in file parallele orientate fra loro di 90°, in modo tale che la giunzione di testa di un listone aderisca al fianco del listone vicino. La posa può essere dritta o diagonale, e va iniziata dal centro della stanza fino ai muri perimetrali.

La posa a spina ungherese prevede invece che i singoli listoni di legno abbiano i due lati corti tagliati con un’inclinazione di 30° – 60° rispetto a quelli lunghi, e può essere arricchita sui bordi dalla posa di fascia e bindello.

La posa a spina francese è assolutamente identica, se non per il fatto che i listoni vengono posati con un’inclinazione di 45°.

Nella posa a mosaico, le tavole di legno vengono unite in modo da formare un quadrato. Anche in questo caso, la posa può essere effettuata dritta o diagonale e può essere incorniciata perimetralmente da fascia e bindello.

Infine, il posatore può abbellire il pavimento in parquet con fascia e bindello, ovvero aggiungendo, nella zona perimetrale della stanza, una particolare finitura formata da listelli di legno con una geometria diversa (detta “fascia”) rispetto a quella predominante nella parte centrale dell’ambiente e da altri listelli che fanno da raccordo (detti “bindelli”) tra i due differenti schemi di posa, andando così ad incorniciare e ad abbellire ulteriormente l’aspetto generale della pavimentazione.

E’ bene ricordare comunque che un artigiano esperto e fantasioso può elaborare altre infinite direzioni di posa del parquet, in cui i vari elementi di legno ricreano sul pavimento delle geometrie molto complesse, eleganti ed elaborate.
Per ottenere una posa ottimale del parquet, affidati ad aziende specializzate, il nostro Team di esperti di Noi facciamo case ti affiancherà e ti assisterà durante i lavori.

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Come Scegliere Il Colore Per Le Pareti Di Casa

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Quando si decide di rinnovare lo stile della propria abitazione si tiene conto di numerosi fattori ma molto spesso si tende a sottovalutare l’importanza del colore delle pareti di casa.

Il colore scelto influisce notevolmente sulla percezione che si ottiene dell’ambiente stesso una volta varcata la porta di casa, poiché la cromia giusta è in grado di catturare la luce in modo corretto e rendere otticamente più spaziosa l’area.

Inoltre si tratta di un parametro capace di esaltare nel migliore dei modi i punti di forza della casa andando a celare quelli ancora da sistemare e che necessitano di qualche accorgimento.

Pertanto, prima di scegliere un determinato stile o arredo, è opportuno valutare come personalizzare il muro circostante e renderlo idoneo ad accogliere i mobili che si desiderano.

In linea generale le cromie chiare sono più adatte agli ambienti ristretti mentre quelle più scure evidenziano uno stile moderno e innovativo e si addicono maggiormente alle case di più ampie dimensioni.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio come scegliere il colore giusto per le pareti della propria dimora, optando per una soluzione che sia soddisfacente non solo nel breve termine ma anche nel lungo, poiché dovrete conviverci fino alla prossima tinteggiatura.

Come scegliere il colore migliore?

In primo luogo dovete tenere presente che la casa è l’ambiente dove trascorrerete la maggior parte del tempo libero, quindi la scelta del colore per le pareti è assolutamente soggettiva.

Esistono però delle regole prospettiche che sono da rispettare per poter ottenere un effetto gradevole e allargare le singole stanze.

Il suggerimento è comunque quello di partire da una palette che sia di vostro gradimento, valutando però con attenzione se un colore che vi piace sia effettivamente adatto per essere sotto gli occhi degli abitanti della casa ogni giorno.

Nel caso in cui vi sembri troppo acceso o eccessivo per dipingere l’intero spazio, potete optare per alcune zone diverse e particolari e lasciare il resto dell’ambiente più neutro e semplice.

La parola chiave è equilibrio, poiché solo mantenendo la corretta misura è possibile ottenere un risultato elegante e raffinato nel breve e nel lungo termine.

Certamente un esperto del settore saprà consigliarvi e suggerirvi quali sono le ultime tendenze attualmente presenti sul mercato, così che possiate compiere una scelta più moderna se lo stile che avete scelto è proprio quello.

Se invece avete deciso di arredare il tutto in maniera più classica e tradizionale, lasciate che le tonalità accompagnino questa soluzione rendendola ancora più gradevole e suggestiva alla vista.

In fase preliminare valutate anche con oggettività la conformazione e la grandezza delle singole zone, poiché solo così potrete stabilire se dirigervi verso il chiaro o verso lo scuro, anche a seconda delle finestre possedute e del modo in cui la luce cade sulle pareti.

I colori trasmettono emozioni e influenzano l’umore

Numerose sono le teorie che collegano le cromie all’umore, quindi se decidete di optare per un colore nello specifico sappiate che esistono tono capaci di infondere una maggiore serenità.

È il caso ad esempio del blu e dei celesti, che offrono una nota di spensieratezza e nel caso di una variante chiara sono perfetti per decorare il soffitto, aggiungendo profondità e simulando un’apertura verso un cielo sereno.

Nello stesso modo toni come il giallo e l’arancione stimolano positività e creatività, mentre verde salvia armonia e stabilità.

Non è necessario utilizzare soluzioni così particolari per tutta la casa, è sufficiente intervallarle ogni tanto con un classico bianco che cattura adeguatamente la luce e rende l’intero spazio decisamente più luminoso e otticamente ampio.

Non disdegnate pertanto delle zone dalle cromie neutre, che ben si adattano a ogni stile e mobile posizionato e rendono decisamente più leggera la composizione.
Pensiamo ad esempio a un beige o a un grigio chiaro, oppure a un avorio che dona un aspetto soffuso e chic all’intero ambiente.

Se invece desiderate regalare carattere alla casa e allo stesso tempo rendere chiara la vostra personalità, potete utilizzare colori strong come il grigio scuro unito al rosso oppure un bordeaux deciso o un blu notte.

Il consiglio è di unire pitture ad alta saturazione ad alcune meno evidenti, che fungano però da perfetto sfondo e riequilibrino le stanze anche quando si è andati leggermente fuori dalle righe.

Come scegliere correttamente il colore per le pareti di casa?

Se non siete ancora del tutto convinti della soluzione che avete in mente potete procedere realizzando un semplice campione direttamente sulla parete, di una grandezza media in modo da avere otticamente l’idea di quello che potrebbe essere il risultato.

In questo modo non vi ritroverete con un muro dai toni eccessivi rispetto alle vostre aspettative e potrete valutare nel corso dei lavori quanto estendere le cromie più intense e quanto quelle neutre.

Avete diverse opzioni a vostra disposizione tra le quali optare: personalizzare con decisione la zona living e lasciare meno accese le altre stanze, oppure non seguire uno stile omogeneo e pitturare ogni ambiente con un colore differente.

L’aspetto fondamentale è mantenere una certa continuità e creare un gioco di rimandi anche tra toni contrastanti, che però sappiano adeguatamente bilanciarsi tra loro e creare un insieme che sia gradevole e allo stesso tempo originale e diverso dai soliti standard.

Il consiglio è di seguire poi quanto scelto per il muro anche a livello di arredo e di complementi, smorzando i colori accesi con degli accessori più neutri o viceversa.

Fate inoltre attenzione a non mescolare eccessivamente e non lasciatevi coinvolgere dalla moda del momento se non siete convinti che tra qualche mese la stessa soluzione possa piacervi nello stesso modo.

Si tratta infatti di un elemento che avrete continuamente sotto gli occhi e che deve quindi appagare pienamente il senso estetico nel breve e nel lungo termine.

Per ottenere un risultato ottimale, è necessario rivolgersi a dei professionisti del settore.

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Come Mettere A Norma L’impianto Elettrico In Fase Di Ristrutturazione

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Secondo le ultime statistiche, in Italia sono molto più numerosi gli impianti elettrici attualmente non a norma rispetto a quelli che rispettano tutti i canoni e le legislazioni previste che si sono susseguite nel corso del tempo e che hanno in parte aggiornato e modificato le prime prescrizioni.

Si tratta di una questione molto importante poiché coinvolge la sicurezza del nucleo familiare che abita la casa e quella dell’intero palazzo o stabile di appartenenza, poiché sono davvero frequenti gli incidenti domestici che si verificano ogni anno provocando conseguenze più o meno gravi su cose o persone presenti.

La procedura non va confusa con il rifacimento del sistema, perché non è detto che una soluzione nuova rispetti pienamente la legislazione in merito solo perché è stata costruita da poco tempo.

Differiscono inoltre le richieste necessarie, le pratiche burocratiche e i documenti da presentare; lo scopo di questo articolo è proprio fare chiarezza all’interno di un universo così variegato, mettendo in chiaro tutta la normativa inerente e valutando le varie ipotesi a disposizione quando si decide di chiedere l’intervento di un tecnico professionista.

Differenza tra messa a norma e rifacimento di un impianto elettrico

Per poter avere un’idea chiara e precisa di cosa sia la messa a norma dell’impianto elettrico è opportuno distinguerlo dl concetto di rifacimento.

In entrambi i casi si parte da una situazione di usura e di vecchiaia, che necessita di essere modernizzata per evitare spiacevoli incidenti.

Se per quanto riguarda il rifacimento totale viene sostituita del tutto l’intera apparecchiatura, per la messa a norma sono integrate o cambiate solo alcune componenti per raggiungere i requisiti minimi previsti dalla legge.

Si tratta pertanto di un intervento decisamente poco invasivo e allo stesso tempo più economico rispetto a quello globale.

Entrambi devono essere eseguiti da un tecnico specializzato ma i tempi necessari e soprattutto i costi sono ben diversi nelle due soluzioni.

Parliamo di un’operazione che rientra nella manutenzione ordinaria di un edificio, un’abitazione o un negozio, poiché consente di prolungarne l’impiego nel corso degli anni senza agire in modo più drastico e diretto.

Soprattutto i locali commerciali dovrebbero effettuare periodicamente una chiamata di questo genere, a maggior ragione se si trovano in una fase di ristrutturazione che determina una messa a nuovo dell’intero ambiente, comprese le parti elettriche e meccaniche.

L’obiettivo è quello di non intervenire in modo troppo invasivo con interventi di muratura consistenti e allo stesso tempo ottenere un impianto perfettamente a norma e rispettoso di tutte le novità introdotte dalla legge nel corso del tempo.

Tuttavia molto spesso una condizione di questo genere non si adatta bene alla modernità voluta all’interno della casa e pertanto si tende ad optare per un rifacimento totale che possa uniformarsi meglio alle nuove esigenze dell’abitazione.

Perché mettere a norma il proprio impianto

Numerosi sono i rischi quando si decide di tenere un impianto obsoleto, che possono estendersi non solo alla singola abitazione ma a tutto lo stabile nel quale si inserisce.

In primo luogo quello della folgorazione, che può avvenire a contatto con una presa di corrente o lasciando qualche filo scoperto dove non dovrebbe essere.

Più grave è quello di incendio, che può avvenire quando le componenti non sono coperte nella maniera adeguata e non sono presenti materiali isolanti che impediscono la formazione delle scintille.

Basta una minima disattenzione per creare un disagio di grandi proporzioni se non una situazione di vero pericolo.

Il terzo incidente che potrebbe accadere è quello di avere un improvviso calo di tensione e rovinare le apparecchiature collegate all’impianto, come gli elettrodomestici di piccole, medie o grandi dimensioni.

Per questi motivi è opportuno operare non quando si riscontrano le prime avvisaglie ma con cadenza periodica o prendendo come occasione una ristrutturazione, così da prevenire eventuali fenomeni deleteri prima che possano effettivamente manifestarsi.

Quando un impianto elettrico è da considerarsi perfettamente a norma?

Se si desidera mettersi al riparo da eventuali inconvenienti le leggi da seguire sono essenzialmente due.

La prima è la n. 46 del 13 Marzo 1990, che prevede una perfetta attuazione della normativa CEI e UNi.

Si tratta di due sistemi che informano circa tutte le caratteristiche che un impianto elettrico deve possedere, continuamente aggiornate secondo quelle che sono le nuove disposizioni e la modernizzazione delle tecnologie utilizzate.

Andando avanti nel tempo, infatti, le modalità tendono ad evolversi e di conseguenza anche le singole componenti devono essere aggiornate per venire utilizzate nella maniera corretta e non creare cortocircuiti.

Ne consegue che tutti gli impianti creati dopo l’anno in questione dovrebbero teoricamente essere stati costruiti correttamente a meno che non si siano ignorate le disposizioni vigenti all’epoca.

Inoltre, proprio in questa sede, è stato istituito l’obbligo di esibire il Certificato di Conformità, che riporta tutti i parametri essenziali del sistema stesso e attesta che questo sia stato eseguito a norma di legge così come dichiarato dal tecnico incaricato.

Parliamo di una documentazione che dovrebbe essere esibita anche nel corso di una vendita a terzi per garantire quanto si sta cedendo anche da questo punto di vista.

Nel corso nel 2008 è stata poi introdotta una nuova norma, il decreto ministeriale 37, che regola meglio le procedure da seguire in questo lasso di tempo decisamente ampio.

Se infatti dopo il 1990 non è stato prodotto questo documento, può essere sostituito da una dichiarazione di rispondenza, che deve possedere alcune diciture essenziali e che necessita di essere validato da un esperto del settore.

Inoltre, ogni impianto antecedente a tale nuovo termine è considerato idoneo solo se dotato di sezionamento e protezione contro i sovraccarichi, così da limitare del tutto i contatti diretti e indiretti con componenti che potrebbero risultare pericolose e dannose per gli abitanti della casa.